Il titolo è perfetto per il nostro momento esistenziale, politico, sociale.
Per chi mi legge siamo al terzo capitolo della vita di Frank Bascombe, scrittore fallito, discreto giornalista sportivo, motivato agente immobiliare, giunto alla soglia degli anni 2000 con 55 anni sul groppone e un cancro alla prostata.
In questo terzo capitolo della vita del personaggio mi sento sempre più in sintonia con lui, anche se per fortuna la mia vita non è stata così complicata, ma conosco bene l'infelicità e la sconfitta.
Nel romanzo si parla anche di politica, si svolge l'anno delle elezioni che videro fra i candidati Gore e Bush e con tutte le riserve del caso sembrano giganti rispetto all'attuale presidente appena eletto.
Pochi giorni fa hanno assassinato un dirigente di una grossa assicurazione sanitaria americana e l'odio e la rabbia sono esplosi in rete nei confronti della vittima, capro espiatorio di una sanità americana che non funziona.
Questa è l'America, il paese che ci schiaccia e domina dal dopoguerra, impone i conflitti, decide i capi governo, controlla il voto popolare come in Romania oggi, spalleggia i genocidi, decide il nostro futuro e domina il nostro presente.
Ma l'America di Richard Ford è invece quella delle persone normali che lottano per sopravvivere entrano ed escono da matrimoni fallimentari, gestiscono complicati rapporti con i figli, combattono contro un qualsiasi cancro.
Alla fine nonostante le distanze culturali, geografiche, storiche, leggere della vita di questo uomo qualunque mi fa sentire meno solo, meno qualunque.
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