Questa mattina alle 7 e cinque circa ero nella mia palestra a Castel Maggiore, eravamo in tre, e fuori diluviava.
Mi sentivo talmente leggero che ho scattato la fotografia che potete ammirare sopra.
La sostenibilissima leggerezza della solitudine.
Mentre l'Italia è percorsa da disastri naturali, in attesa delle disastrose elezioni del 25 settembre, fra covid in discesa e nuovi virus, con la guerra a pochi chilometri, io mi alleno in palestra e mi rendo conto che i miei rapporti sociali ormai corrono solo in rete.
Il mio blog, due minchiate su tik tok, la messaggistica di whatsapp dove evito di scrivere in qualsiasi chat collettiva ma rimango in contatto con pochissimi indispensabili, facebook sempre più residuale e anziana, ma nella quale posso raccontare del mio scrivere, Instagram che curo poco, sbagliando, forse perché non mi prende, e Twitter dove mi limito a condividere.
Zero vita sociale, molta televisione seriale, buone letture, xbox quanto basta, scrittura quanto basta, la mia famiglia, la palestra e lunghe passeggiate.
Lo so dovrei dedicarmi al volontariato, partecipare alle sagre, frequentare luoghi e persone, ma come al solito mi basto.
Mi bastavo anche prima ma ero costretto a fare buon viso perché dovevo frequentare un ambiente lavorativo, ora finalmente sto realizzando il mio ideale di socialità, comunicando sempre ma a distanza.
Mi piace il mondo, mi piace la gente, ma da lontano.
E la partecipazione? Quella cantata con passione da Gaber?
La lascio ai giovani, io sono in vacanza e conto di rimanerci per sempre.
Nessun commento:
Posta un commento