Dune è la saga della mia giovinezza, letto e riletto più volte il primo, letti tutti i romanzi della saga, 5 mi pare, che conservo gelosamente nella mia scarna libreria, nell'edizione originale Editrice Nord.
Dune era il romanzo del mio gruppo di amici, quelli nati per durare per sempre, con i quali condividevo sogni, idee politiche, arti marziali, primi amori e sbronze micidiali e che sono scomparsi in realtà ben presto dalla mia vita.
Alcuni personaggi erano diventati nostri eroi Duncan Hidao, Thufir Hawat, Gurney Halleck, Stilgar e potrei andare avanti.
Dune mi ha insegnato a non voltare mai le spalle alla porta in una stanza e altri giochi come la litania contro la paura.
Dune è un romanzo avvincente scritto da un grande esperto di deserti Frank Herbert nel 1965.
Dune è infine il nuovo film di Denis Villeneuve che ho già avuto modo di apprezzare in Blade Runner 2049, sicuramente meno efficace del Blade Runner originale ma interessante.
Dune, invece, mi convince completamente, perché Villeneuve riesce a ricreare le atmosfere del romanzo, costruisce personaggi credibili, è potente nelle citazioni, convincente nella sceneggiatura, visionario come deve essere e ha dalla sua la tecnologia che nel primo tentativo del lontano 1984 di Lynch non era ipotizzabile.
Poi Lynch mi ha talmente deluso con il suo ritorno disastroso di Twin Peaks del 2017 che non ne voglio nemmeno parlare.
Conclusione.
Chi ha amato Dune si ritroverà nella nuova versione di Villeneuve.
Chi non lo conosce apprezzerà un bel film di fantascienza, la storia di un universo parallelo e crudele, ma forse meno disumano del nostro.
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