lunedì 8 febbraio 2021

il commissario Ricciardi


 Ho visto le prime due puntate del Commissario Ricciardi e mi piace, come al solito premetto che non ho mai letto De Giovanni e chi mi segue comincerà a chiedersi se leggo scrittori italiani e devo ammettere che negli ultimi anni preferisco leggere autori stranieri, o forse è semplicemente casuale, ma dopo Camilleri non ho più letto giallisti nostrani se non per motivi professionali.

La fiction è convincente, una Napoli anni trenta, si percepisce la pesantezza del regime nella quotidianità di un onesto commissario che cerca di fare il proprio dovere, si intuisce l'intento dell'autore di raccontare una vicenda e al contempo di attaccare il regime, ma con leggerezza, attraverso le vite dei personaggi.

Ricciardi vede i morti ammazzati che gli sussurrano le ultime parole pronunciate prima di morire.

Devo ammettere che questa "moda" di fare parlare i vari investigatori con i morti comincia a essere un po' inflazionata: Schiavone che parla con la moglie defunta, Balthazar che parla con la fidanzata ammazzata, ma la scelta di De Giovanni è diversa, è una vera e propria condanna a vita per il protagonista un serio e malinconico Lino Guanciale, bello affascinante e diverso da tanti investigatori che la narrativa di genere ha sfornato.

La ricostruzione del periodo è ben fatta, Napoli ultimamente fa da sfondo a molte realizzazioni  televisive, splendida cornice.

Compaiono alcuni attori già conosciuti per Un posto al sole, e a volte mi chiedo se siano così pochi gli attori sul mercato da dovere riproporre sempre gli stessi.

Morale, il commissario Ricciardi convince, emoziona, racconta un'Italia povera, soggiogata, con le solite differenze sociali, da una parte la borghesia fascista, dall'altra parte il popolo alla fame.

Su Rai uno. e raiplay

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