Ho appena terminato la visione della quarta stagione.
Ieri dopo avere visto l'ultima puntata ero in giro per i fatti miei e sentivo un disagio interiore come quando hai qualcosa da farti perdonare da qualcuno ma non sai bene cosa.
Poi ho capito, il disagio era legato alla serie televisiva, il racconto, la vicenda mi ha ancora una volta coinvolto e credo che alla fine la magia di una buona sceneggiatura o di un romanzo sia tutta nella capacità di colpire lo spettatore/lettore, coinvolgendolo, rendendolo partecipe della vicenda.
Due personaggi principali della quarta stagione, Jimmy McGill che decide a fine stagione per un nuovo nome e Mike il braccio destro dell'oscuro Fring.
Due diverse umanità, parallele per ora ed entrambe inquietanti.
Jimmy McGill è davvero l'incarnazione dell'imperfezione umana portata alle estreme conseguenze, un vero genio della truffa, un uomo che inseguendo un suo ideale di realizzazione personale perde di vista le vere priorità precipitando in una spirale di errori e soprattutto lasciandosi conquistare dal lato oscuro, quello che nasce dalle frustrazioni, dalle ingiustizie subite.
Mike che nella sua indiscussa capacità di coordinare un progetto criminale si trova a fare i conti con la variabile umana fino a doverne accettare le estreme conseguenze, perché lavorando per Fring non sono ammessi errori o sbavature, un personaggio intenso e malinconico.
I personaggi minori in realtà sono tutti essenziali nel coro complessivo, tutti bravissimi interpreti di questa favola moderna dove rimane pochissimo spazio per umana pietà in un dramma dove la vicenda sfuma sullo sfondo dominata dall'intensità dei protagonisti.
Emozionarsi, commuoversi, sentirsi parte.
La magia della narrazione, alla fine non c'è altro.
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