La mafia non esiste.
O almeno è silente, noi comuni mortali mica la vediamo, nemmeno la percepiamo, è come una di quelle polveri sottili che le respiri e poi con calma muori, come il nostro paese che non si sforza nemmeno più di contrastarla, non c'è più la guerra di mafia con i suoi martiri e i suoi eroi e quando una guerra finisce è semplicemente perché qualcuno ha perso e qualcuno ha vinto e non mi sembra che in Italia si possa cantare vittoria.
La mafia uccide solo d'estate è una serie di 12 puntate tutte italiane, tutte siciliane, entri in una Palermo dai colori tenui di un tempo remoto, anni 70, il periodo di Boris Giuliano, la salita alle cronache di Bagarella, storie dalle tinte forti e crudeli raccontate con la leggerezza di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, che è anche la voce fuori campo, l'io narrante, la vicenda di un bambino, pre adolescente alle prese con le prime pene d'amore e la mafia appunto.
Fantasia e cronaca si fondono insieme e il risultato è originale, quasi poetico.
Alla fine rimane in bocca un sapore amaro per tutti quegli uomini uccisi dalla mafia cercando inutilmente di sconfiggerla, ma è impossibile sconfiggere un tumore quando le metastasi si insediano negli organi fondamentali di un qualsiasi organismo.
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