"Santo è un penalista, ma anche un civilista, difende gli spacciatori
di strada e lo Stato alla fine lo paga perché sono clandestini. Lo Stato
fa finta di non sapere che anche gli spacciatori lo pagano, in contanti,
banconote collose di sangue, saliva, sudore e disperazione, ma qualcuno
deve pure farlo quel lavoro, e Santo non lo farà per sempre, solo fino
al salto di qualità; gli basta un cliente come si deve, uno solo, e lui
svolta, lo sa che svolta, sente di esserci vicinissimo.
Santo si occupa anche di incidenti stradali e divorzi e di qualsiasi
cosa arrivi, come una prostituta tossica non può permettersi di scartare
nemmeno un cliente in una Bologna piena di studi legali e avvocati.
“Io però ho una bella faccia” sussurra Santo e abbassa il capo sulla
striscia di coca apparecchiata sulla tazza del cesso del tribunale e appoggia
la cannula d’argento all'inizio della scia bianca e mentre inala
sente l’urto della coca nei polmoni e nella testa, nella sua impareggiabile
testa di cazzo. Rimane qualche granello di polvere sul coperchio
del water ingiallito da anni di frequentazioni più o meno legali; Santo
ci pensa un attimo poi con il dito indice sudato e tremante raccoglie
quei microscopici frammenti di lucidità chimica e infila il dito fra labbra
e gengive, una cosa che ha visto fare nei film e adesso sa perché,
quella sensazione buona di perdita di sensibilità gengivale è piacevole,
della coca non si butta via niente come con il maiale."
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