Tredici seconda stagione.
La prima cosa che colpisce sono le avvertenze per l'uso.
I produttori, il cast e Netflix a dire che bisogna guardare la serie con attenzione perché tratta temi scabrosi e forti: bullismo scolastico, violenza sessuale, disagio giovanile, dipendenza dalle sostanze.
In realtà io che sono fuori dall'età a rischio per un pelo, guardo 13 perché mi interessano gli aspetti narrativi ma intanto rifletto sul pianeta adolescenza.
Per fortuna le figlie sono grandi ormai e spero fuori da quel puzzolente insieme di pulsioni che compone l'universo adolescenziale odierno un pullulare di esseri incompleti che hanno da una parte lo smartphone come prolungamento del corpo dall'altra lo spessore culturale di un ologramma giapponese.
I giovani non sono tutti uguali e alcuni meravigliosi cerco di raccontarli nei miei scritti, gente che si rimbocca le maniche e lavora, studia, cercando di costruirsi un futuro e un senso in un Italia che, passano gli anni, ma rimane ai confini di qualsiasi impero o possibilità rubando le speranze di godersi il meritato riposo a noi vecchi e la speranza di costruire un futuro ai giovani.
L'universo giovanile è complesso, confuso e intossicato da tanta cattiva informazione, dall'utilizzo schizofrenico dei social e spesso dalle stesse famiglie che hanno perso il senso della comunità vivendo i figli come prolungamento delle proprie misere individualità e quindi intoccabili e non sanzionabili, una bocciatura diventa un' onta lavabile solo con il sangue di qualche professore reo di avere fatto il proprio lavoro.
Cari polli d'allevamento, cantava Gaber.
Tra un'allegria così forte e un bel senso di morte ci siete voi.
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