Davide sorseggia la bevanda, senza perdere di vista Aurora, come animali stanno a distanza di sicurezza, guardinghi, non c’è più spazio per le parole, solo odio puro, tanto potente quanto irragionevole. «I tuoi figli stanno crescendo come te, cinici, cattivi, aridi, quando ti ho sposata non eri così».
Aurora scoppia a ridere, la consueta risata sgraziata e acida, stride nella cucina come il verso di una cornacchia. «Dovevo ascoltare i miei, avevano ragione, io e te non abbiamo nulla in comune, non sai nemmeno fare godere una donna, fai schifo anche a letto». Davide trangugia il resto del Negroni come un soldato prima di uscire dalla trincea con la grappa in dotazione e poi si avventa su Aurora con un solo balzo, la testa è leggera, gli occhi bruciano, ma le mani sono salde mentre afferrano la giacca Armani della moglie e la aprono staccando bottoni. «Adesso ti faccio vedere io come si fa godere una donna» e cerca di baciarle il collo, mentre le mani artigliano il seno, non si riconosce in quei gesti anche se non si è mai sentito così libero. Aurora gli pianta le unghie nel collo e lo colpisce secco con una ginocchiata ai testicoli e Davide scivola a terra senza fiato, mentre lei lo colpisce ancora e ancora con le scarpe appuntite nella schiena, nei fianchi. «Che uomo… ubriaco dopo un Negroni, uno che si fa picchiare da un extracomunitario e chiede aiuto a un investigatore privato per vendicarsi, tu non vuoi giustizia per il tuo amico negro, tu vuoi che prendano quello che ti ha pestato, sei un poveretto, senza coglioni» respira forte, mentre gli urla contro, il viso in fiamme, la giacca strappata, le unghie sporche di sangue, sembra una strega vestita a festa. «Adesso esco, perché altrimenti faccio una sciocchezza, quando torno non voglio più trovarti in questa casa, intanto vado a farmi refertare al pronto soccorso e poi ti denuncio per violenza domestica, perché lo sai… le donne sono sempre vittime». Davide rimane a terra, la testa pesante, un languore intenso parte dai testicoli e si diffonde alla schiena, alle gambe. «Vedi Davide, nel mio mondo, io vinco, tu perdi, è il tuo destino».
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