Chi tutela gli agenti della Polizia Locale?
Leggo su Facebook la testimonianza accorata di un collega che ha dovuto vigilare tre ladre bulgare arrestate da alcuni agenti del Reparto Sicurezza Urbana della Polizia Municipale di Bologna e ha assistito incredulo al processo per direttissima che nonostante i numerosi precedenti le ha viste uscire libere dall'aula condannate a un semplice divieto di dimora. Le tre donne potranno tornare a delinquere con la quasi certezza dell’impunità, mentre diverse pattuglie si sono alternate in due giorni per garantire la loro custodia presso le nostre celle e l’accompagnamento presso il tribunale dove è avvenuto il processo con un consistente dispiego di forze, energie e risorse distolte da altri compiti. Il collega era convinto che le tre pregiudicate sarebbero state condannate e recluse nel carcere cittadino e insieme a lui erano convinti tutti i protagonisti della vicenda, e mentre ancora una volta la giustizia si inceppa fra procedure burocratiche borboniche, garantismo a tutti i costi e carceri al limite del collasso, dall'altra parte altri colleghi vengono quotidianamente querelati, indagati, condannati a volte in maniera incomprensibile, come se non esistesse più una regola certa, come se solo il fatto di indossare una divisa sia diventato motivo sufficiente per passare dalla parte del torto, senza tutele, allo sbaraglio.
Come dimenticare l’altro collega aggredito nel 2016 da un ambulante tunisino mentre stava sequestrando la sua merce, l’agente aveva avuto una prognosi di dodici giorni per un trauma alla mano, ma il giudice aveva assolto il venditore asserendo che le condotte illecite avevano comportato un danno esiguo, nonostante la prognosi di quasi due settimane.
Chi determina l’esiguità del danno? Cosa accadrà quando tutti impareranno che possono picchiarci, insultarci, denigrarci, rischiando praticamente nulla?
Il nostro lavoro sta diventando uno slalom fra chi ci riprende, postando video sui social network e ci attacca in ogni modo e chi invece per sfuggire alla giusta condanna per un reato ci aggredisce, e intanto il numero di infortunati cresce ogni anno.
Il nostro lavoro è cambiato, come mutata è la società nella quale dobbiamo operare, ma nonostante i numerosi inviti del Parlamento Europeo al riconoscimento di un uguale ruolo delle diverse forze dell’ordine compresa la Polizia Locale, noi continuiamo a rimanere la Cenerentola delle forze di Polizia, costretti a lavorare fino a sessantasette anni per strada quando per tutti è evidente come possa essere imbarazzante affrontare una strada sempre più violenta e squilibrata dopo i sessant'anni.
L’anno volge al termine, le elezioni si avvicinano, abbiamo poco tempo per chiedere ragione dei nostri diritti, e il mio augurio per il prossimo anno è che tutte le storture che ci impediscono di lavorare serenamente vengano eliminate, e intanto domani saremo di nuovo in prima linea, perché mentre lo Stato si volta dall'altra parte, a noi non è concesso. Abbiamo scelto di servire e proteggere e lo faremo fino alla fine.
Massimo Fagnoni delegato SULPL Bologna
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