Alessio Piras non l'ho mai incontrato e probabilmente non ci incontreremo mai.
E' merito di Carlo Frilli se ha preso in mano un mio romanzo, il passa parola a volte porta piacevoli conseguenze e fortunati incontri.
Piras è un ricercatore universitario, vive a Barcellona ed è nato a Genova, potrebbe essere mio figlio se a 22 anni mi fosse capitato di diventare padre, eppure abbiamo affinità che vanno al di là delle differenze generazionali e degli slanci ideali.
Abbiamo una passione in comune oltre alla Vespa, la narrativa.
Gli ho spedito o fatto spedire adesso non ricordo, il mio ultimo romanzo, questa volta edito da Minerva ed è nata una corrispondenza che è diventata l'intervista alla quale vi rimando.
Se una parte dell'universo mi urla senza troppi scrupoli che scrivere narrativa di genere è impresa disperata in un mercato saturo, rimane l'altra faccia della luna che invece mi sprona a continuare a inventare storie che abbiano un senso, almeno per me.
Piras è, insieme ad altri intellettuali, critici, scrittori, editori, una persona che ha letto il mio romanzo con l'onestà e la curiosità necessarie e l'intervista è diventata un confronto fra due scrittori, fra due generazioni, fra due mondi paralleli ma anche convergenti, e la terrò cara per i momenti di vuoto che prima o poi assediano qualsiasi scrittore.
La potete trovare e leggere se avete cinque minuti da perdere.
1 commento:
Grazie, Massimo. Leggo queste parole tue con colpevole ritardo. Spero quanto prima di leggere l'ultimo Trebbi, con la certezza che la tua prosa mi scalderà in quest'inverno catalano che si preannuncia gelido.
Un abbraccio,
A.
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