Ci vuole coraggio per rimettersi dietro a una tastiera e scrivere senza rabbia, ricordandosi che oggi come oggi qualsiasi avvenimento viene recepito dai nuovi media, i social, e masticato, rielaborato, rivisitato dai peggiori avvoltoi in circolazione, da coloro che nascondendosi dietro l’anonimato si divertono a dileggiare, infamare, calunniare, schernire chi ogni giorno fa semplicemente il proprio dovere. Veniamo ai fatti, a Firenze pochi giorni fa un africano ha strappato la pistola a un collega della Municipale esplodendo alcuni colpi di pistola a terra, probabilmente grazie al fatto che il collega è riuscito durante la colluttazione a dirigere l’arma verso il suolo.
Questo fatto di cronaca su facebook è diventato il pretesto per un attacco violento nei confronti del collega prima e della categoria poi, molti degli interventi erano di presunti membri delle forze dell’ordine che hanno manifestato il reale sentire nei confronti della nostra categoria con una creatività davvero interessante, fra chi ci vuole disarmati, chi voleva il licenziamento immediato del collega, chi lo accusava di non utilizzare la corretta fondina, chi lo accusava di impreparazione e inesperienza, e tutti i commenti erano caratterizzati da tracotanza, baldanza guerriera, e tanta virilità.
I social sono davvero lo specchio del comune sentire o sono la palestra degli ignoranti e dei diffamatori? Chi può dirlo?
Non entro nel merito della disputa, non esprimo pareri sulla professionalità delle altre forze dell’ordine, ricordo solo, citando un collega più documentato di me, come negli Stati Uniti sia una delle prima cause di morte di poliziotti, la sottrazione dell’arma dell’agente da parte di un malvivente.
Chi straparla, chi si diverte a calunniare la nostra categoria, si dimentica di un dato importante, noi siamo sul territorio, in prima linea con tutti gli altri, i poliziotti di serie A, noi presidiamo il territorio, interveniamo, ci occupiamo di trattamenti sanitari obbligatori, infortunistica stradale, abusivismo commerciale, qualsiasi tipo di reato e il numero di infortuni è un dato oggettivo e documentato.
Se non si entra nell’ordine di idee che nel nostro paese mai come in questo momento deve crearsi una reale collaborazione fra polizia locale e forze dell’ordine, abbiamo già perso la guerra.
Arginare i problemi creati dai flussi migratori è impresa disperata che diventa impossibile senza una reale collaborazione, ma sembra che nel nostro paese l’importante sia essere tutti contro tutti in una lotta al massacro, dove i social diventano l’arena ideale per sciacalli e ignoranti.
Noi continueremo a fare il nostro dovere, e continueremo a descrivere la realtà, lasciando ai professionisti dello sfascio quotidiano il compito di correre allegramente verso il primo abisso disponibile.
Massimo Fagnoni Delegato SULPL Bologna
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