sabato 12 agosto 2017

#ilghiaccioelamemoria ... frammenti 9







"Vecchi evoca lontanamente a Veronesi la sua immagine
mentale di Don Chisciotte presa da illustrazioni
giovanili, film più o meno famosi e tanti
fumetti. Vecchi è alto quasi un metro e novanta,
magrissimo, con baffi dritti e secchi come spaghetti.
Ha mani lunghe, nervose quando parla, eleganti,
scientifiche e armoniose quando esamina un cadavere.
Ha una incipiente calvizie sopra il cranio e capelli
grigi, lunghi e stopposi che ricoprono la nuca arrivando
a lambire le spalle. Veste un camice solitamente
immacolato e in questo caso sopra indossa
un grembiule di gomma dura imbrattato di sangue.
Sotto al camice spunta il solito papillon colorato
che cambia ogni giorno, a casa deve averne
una collezione numerosa. Veronesi lo conosce da
sempre, conosce i suoi tempi, i silenzi. Sa quando
deve intervenire, quando è consigliabile restare in
religioso silenzio e quando è meglio rimanere fuori
dall'antro gelido e disperato dove tutti i giorni
transitano ospiti per il loro ultimo esame. Vecchi
interroga i corpi muti, li apre, li scompone come
giocattoli rotti, toglie organi, li appoggia in bacinelle
d’acciaio che riflettono le immagini e le luci
delle alogene, un posto per ogni organo, una collocazione
per ogni pezzo. Fra le sue mani la morte
assume un senso. E in tutto questo lavoro non c’è
spazio per gesti fuori posto, per indelicatezze o indecisioni.
Sembra amare quei corpi, non come furono
amati in vita, con le loro belle anime appese
da qualche parte, ma come pezzi di un insieme magico
che Vecchi rispetta, donando loro una nuova
ragion d’essere."

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