Dopo aver riscosso un ottimo successo in USA nel 2014, ecco che grazie a Sperling & Kupfer arriva anche in Italia Gangsterland, il romanzo di Tod Goldberg che presto potrebbe diventare anche una serie televisiva.
Questa estate ho letto d'un fiato un romanzo atipico che rientra nel genere nero includendo però incursioni nel romanzo d'azione, e dimenticatevi il giallo tipico, qui non lo troverete.
Stiamo parlando di gangster, ma anche della fine di un era, della fine di un modello sociale, il delinquente puro, quello che va in giro a uccidere su commissione per la mafia o per qualsiasi organizzazione malavitosa.
In Gangsterland si intuisce che nella globalizzazione economica, politica, sociale, anche certi modelli di criminali sono in via d'estinzione, non più funzionali a una logica criminale che va oltre ormai, e ragiona con altri parametri, più con gli investimenti virtuali, le pianificazioni a lungo termine, i grafici legati alla domanda e all'offerta e perché no con un investimento che non finirà mai di dare i propri frutti, quello legato ai morti e alle pompe funebri.
Nel romanzo c'è anche una bella fetta di storia ebraica, si parla di tradizioni, di cibo, di usi e costumi di una comunità radicata sul territorio e il personaggio principale Sal Cupertine, chiamato rain man per la capacità autistica di memorizzare dati, è sicuramente uno dei killer più accattivanti che io ricordi. La conclusione del romanzo l'ho trovata un po' affrettata, preludio forse di secondo capitolo, ma nel complesso direi che merita il successo in un panorama editoriale che trasuda banalità e best sellers che uccidono il mercato, come l'ultimo Harry Potter.
Quindi viva Gangsterland e tutti i suoi cattivi pensieri.
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