domenica 12 giugno 2016

the family



The family.

Come sa chi mi legge solitamente, io non mi documento sui prodotti che consumo, ma vi trasmetto le impressioni a caldo o freddo a seconda di quando decido di scriverle.
Il mio parere è da consumatore diretto, da visionario cronico, da teledipendente non pentito e attinge al mio vissuto di consumatore di immagini in movimento.
Detto ciò the Family convince perché ha un bel cast robusto e professionale, ha dei personaggi credibili e scava a fondo nella melma familiare di un bel gruppetto di ricchi borghesi americani, lei sindaco di una cittadina di provincia candidata a governatore, il marito uno scrittore, un figlio alcolista e una figlia che fa da segretaria tutto fare per la madre in carriera.
Dopo una decina di anni ricompare il cucciolo della famiglia presumibilmente rapito e dato per morto da tutti, familiari compresi.
Il pedofilo incarcerato per il suo rapimento viene rilasciato e tutto potrebbe risolversi a tarallucci e vino, ma ...
Nulla è come sembra, il dramma corre sotto la superficie solo apparentemente quieta della famiglia media occidentale e ogni riferimento al mio #ilsilenziodellabassa è assolutamente voluto.
Mi piace scrivere e leggere di famiglie, perché è nella famiglia che spesso covano i più grossi drammi esistenziali.
Un altro tema interessante che già ho potuto vedere da vicino in the Revenant, è quello del ritorno.
Non tornano i giovani ubriachi o fatti che si schiantano nel mattino di un qualsiasi fine settimana in auto fra Bologna e Rimini, non tornano i rapiti, seviziati, uccisi da mostri più o meno svelati, non tornano i nostri cari strappati da un qualsiasi malanno alla vita quotidiana.
Qui invece il cucciolo della famiglia torna ma non porta serenità, gioia, sollievo ... solo dubbi angoscianti.

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