Una vita da mediano
A volte mi chiedo chi ce lo fa fare, perché fino ad oggi, fino a poco tempo fa, almeno ci lasciavano lavorare... soddisfazioni poche, quelle le troviamo con un grazie gentile e commosso di un anziano a cui restituiamo il portafoglio rubato da un ladro preso sull'autobus o di un ragazzo a cui recuperiamo la moto rubata, oppure ad una persona che si rivolge allo sportello ed a cui risolviamo il suo problema...oppure nelle battute da spogliatoio, la sera, per alleggerire lo stress, magari dopo aver fatto ore di straordinario a guardia di un delinquente che ti ha insultato per ore e che il giorno dopo sarà di nuovo fuori (e pazienza se ci mettono pure qualche anno a pagartelo lo straordinario, magari dopo aver dovuto fare un banchetto di protesta).
Ma i commenti dei colleghi, degli amici di sempre, dei fratelli in pattuglia, quelli sono più importanti di un encomio, perché per radio si sente tutto, e in città c’è da correre spesso, dietro un guaio a volte grosso, un incidente stradale, uno di quelli brutti quando non sai quale codice daranno al ferito, un povero cristo caduto in moto magari, e quando c’è l’incidente brutto ci siamo noi. Attraverso le chiamate radio si può capire il nostro lavoro, ma bisogna sapere ascoltare, bisogna avere la mente aperta.
Noi ci abbiamo provato a raccontare alla gente cosa significa avere una divisa, a volte ti capita il tossicodipendente con la siringa ancora nel braccio in overdose, lo aiuti e lo proteggi come puoi, e mentre attendi l'ambulanza e i minuti sono ore, ti chiedi se ha una famiglia e sai che forse ti toccherà avvisare un padre ed una madre che non ha più un figlio.
A volte ce la fai, come il collega che rianimò una persona in piazza Maggiore... altre volte invece, nonostante ti sia lanciato dentro un negozio che sta bruciando per salvare un uomo, questi non sopravvive e allora non t' importa nulla di aver rischiato la tua pelle e la tua salute, arrabbiato come sei per non essere riuscito a tirarlo fuori da lì in tempo!
Già, chi ce lo fa fare?
Ci dicono che siamo dei privilegiati, allora vado a leggere sul dizionario: ''Chi gode di privilegi sociali.''
E mi scappa da ridere.
Lo stipendio e le progressioni ferme al 2009. Gli straordinari ce li pagano sempre in ritardo, a volte di anni. Abbiamo dovuto fare causa al Comune perché ci pagassero le spese legali sostenute per difenderci da accuse ingiuste. Ci accusano di tutto e noi obbligati al silenzio. Siamo al fianco dei colleghi delle forze dell' ordine, ma con il decreto Monti ci hanno tolto l' equo indennizzo e la causa di servizio.
Quale sarebbe dunque il privilegio e quale la casta?
Noi siamo lavoratori come tutti gli altri, con alcune sostanziali differenze: una pistola, i turni festivi, notturni e serali, a Natale ed a Capodanno, quando gli altri sono in giro a divertirsi, tu sei lì a calmare un ubriaco violento o a schivare una bottiglia che ti viene lanciata contro solo perché hai la divisa e quindi sei socialmente un bersaglio!
Mentre la gente balla e magari si ubriaca nelle discoteche, noi siamo là fuori sperando che la notte finisca nel migliore dei modi.
Noi saremmo i privilegiati?
Poi ascolto chi dovrebbe valorizzarci, tutelarci, difenderci.
Ci hanno detto che non vogliamo fare le notti, quelle che facciamo tutte le notti e basta sollevare un telefono stasera e chiamare la nostra Centrale Radio Operativa connessa 24 ore al giorno per tutto l’anno.
Ci hanno detto che siamo contro la mobilità, mentre in giro ci sono poveri cassaintegrati che non hanno lavoro...
E da queste frasi ti rendi conto perché tutti i (quasi) 600 vigili, sindacalizzati o meno, sono uniti dalla consapevolezza che all'arroganza non si può non rispondere se non con l’unità e che c'è un bisogno di ristabilire la verità!
E allora noi siamo scesi in strada.
Noi, i privilegiati dalle tasche buche, scendiamo in piazza il sabato pomeriggio, fuori servizio, a parlare con la gente, temendo (sotto sotto) anche qualche insulto... ed invece troviamo persone che hanno voglia di comunicare, raccontandoci la loro paura nelle periferie sguarnite.
Hanno deciso di comandare, dimenticandosi che in un paese democratico bisogna imparare a condividere ed ascoltare, non solo imporre!
Ci mandano per strada ad affrontare il degrado e la criminalità, dicendoci che non dobbiamo fare la polizia...già, poi però siamo in piazza Verdi, in autobus a prendere i borseggiatori, a contrastare lo spaccio o a 10 metri dalla manifestazione violenta a fare viabilità... e ti brucia tanto il fatto di essere preso in giro!
Li abbiamo invitati a venire in pattuglia con noi, per capire e vedere che cosa facciamo e se siamo dei privilegiati...non sono venuti!
''E a noi chi ce lo fa fare?'' era la domanda iniziale.
Il senso del dovere, l’amore per la nostra divisa, per la nostra città, perché non sanno che noi saremo ancora qua, con i nostri stipendi fermi al palo, con i nostri feriti... noi saremo ancora qui in questa città, dentro le nostre divise, perché noi siamo lavoratori e abbiamo scelto la nostra professione.
Loro, tra un po', magari siederanno sui un' altra poltrona prestigiosa e più remunerativa e dimenticheranno presto che hanno tentato di umiliare uomini e donne della Polizia Municipale di Bologna...senza riuscirci!
La nostra è una vita da mediano... e non ne esiste una migliore.
Massimo Fagnoni,
scrittore e delegato SULPL di Bologna
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