Una coppia vincente, Matt Damon che seguo da quel Genio ribelle del quale se non erro sua era la sceneggiatura e Ridley Scott regista molto amato e molto odiato che a me è sempre piaciuto sia nei film eccessivi e improbabili come Il gladiatore o quelli capolavori per caso come Blade runner.
Non aspettatevi uno Scott delirante e barocco, questo è quasi un documentario fantascientifico, e una favola moderna, dove al centro c'è l'uomo, ciò che è diventato, ciò che è sempre stato, in questo caso il Robinson Crusoe è un botanico che rimasto da solo su Marte deve riorganizzarsi un'esistenza senza nessuna certezza se non quella di volere vivere a tutti i costi.
L'uomo, la sua indomita volontà di sopravvivenza e sicuramente la sua innata fantasia lo hanno portato fino ad oggi, fra mille contraddizioni, migliaia di errori e orrori, ma se nell'universo dovesse esserci una gerarchia per la bellezza credo che l'uomo sarebbe fra i primi, essere tanto imperfetto quanto geniale che compensa le sue debolezze con un'inguaribile curiosità ed è la curiosità che ci ha portato nello spazio, la scienza che ci permette di coltivare patate su Marte concimate con le feci.
E' un film sull'avventura umana, sul coraggio, sulla solitudine obbligatoria e sulla speranza.
Quando parte una missione spaziale non pensiamo sempre e solo che quei soldi potrebbero spenderli meglio, perché forse è nello spazio infinito che continuerà il destino della nostra umanità, e se anche così non fosse quando finisce la curiosità finisce la speranza.
The Martian
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