Chissà perché quando si parla di Leopardi, fuori da schemi classici e retorica da salotto letterario, emerge un'insofferenza tutta legata alle fatiche dello studio che per noi cinquantenni era la scuola del latino obbligatorio, delle poesie a memoria, delle parafrasi, e di quel modello di apprendimento tanto faticoso e stucchevole quanto inutile e dannoso perché infine non ha lasciato niente in noi, a quanto pare, se non il peggio del ricordo legato all'acquisizione della nozione e non alla meraviglia del testo.
Ecco che invece questo film restituisce attraverso la rilettura di un regista non certo facile, la figura di uno dei più grandi poeti italiani, e ce lo restituisce in tutta la sua fragilità di essere umano schiacciato dalla natura di un corpo gracile e della smisurata grandezza del suo intelletto.
Il film si svolge per la prima ora di 141 minuti in quella Recanati tanto amata e odiata dal poeta, e crea davvero un'atmosfera di tempi difficilmente comprensibili per noi uomini contemporanei che con un clic possiamo spostarci di continente, entrare in contatto con altri esseri umani, dialogare con le macchine, guardare siti porno, scrivere minchiate su facebook o twitter, mostrare il piatto del giorno e disperdere allegramente il nostro tempo e le nostre energie dietro alla futilità della comunicazione moderna.
Leopardi invece, che aveva un cervello continuamente in ebollizione e una mente rivoluzionaria, fu costretto dalla famiglia castrante e nobile a una sorta di reclusione mentre il mondo intellettuale d'allora lo reclamava.
Nel film girato anche all'interno della biblioteca di famiglia, enorme per il periodo storico e ricca, ci si compenetra con questo giovane davvero favoloso e infelice ed è bravissimo l'attore Elio Germano, a farci apprezzarela sua poesia che alla fine è la incommensurabile eredità artistica lasciata dal poeta, e attraverso le immagini e le parole del film ho davvero gustato alcune delle sue poesie più belle, comprendendo o immaginando insieme al regista cosa doveva provare il giovane Leopardi nel momento creativo.
Alcuni considerano Leopardi deprimente e malinconico, io credo fosse un vero genio della poesia, riuscendo a incarnare sentimenti e creatività in un connubio quasi perfetto.
Ai giorni nostri sarebbe diventato sicuramente un idolo giovanile, magari uno di quei cantori degli struggimenti dell'animo umano, o semplicemente un rivoluzionario.
Bisognerebbe mostrare il film nelle scuole, e insegnare ai giovani ad amare questo grande italiano e smettere di trattarlo come un gufo della nostra poesia.
Grande Martone e Germano, bravo anche Riondino che conoscevo solo per il giovane Montalbano.
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