La follia di Gregorio è l'ultimo romanzo di Giacomo Battara edito da Minerva Edizioni.
E' un romanzo coraggioso perché fregandosene di convenzioni, mode, luoghi comuni l'autore costruisce una storia imperniata sul protagonista Gregorio e sulla sua presunta follia.
Gregorio in uno dei diversi piani della narrazione si trova costretto a subire la violenza degli uomini che devono accudirlo all'interno dell'istituto psichiatrico dove trascorre un breve periodo della sua esistenza, e visto che la narrazione avviene in prima persona, lui racconta le persone che lo circondano, lo lavano, lo maltrattano, lo legano, lo contengono, lo vestono e lo svestono e per tutti ha una sua particolare definizione, e forse l'unico personaggio davvero positivo con il quale instaura un vero rapporto di empatia è Ferruccio che potrebbe essere un operatore socio sanitario più che un infermiere e con la sua umanità riesce a fare breccia nell'animo di Gregorio.
Io mi sono rivisto in quel personaggio ma anche in quelli meno positivi, perché per anni ho lavorato con persone problematiche in psichiatria come educatore e anche adesso come agente della Municipale mi capita di controllare persone, di limitarne la libertà, e mai prima ad ora mi era capitato di riflettere con intenzione su quanta sofferenza può comportare per un individuo trovarsi dall'altra parte, contenuto, sedato, recluso.
Ma parliamo del romanzo, fino alla fine ho pensato che potesse essere un sogno del protagonista, e come un sogno Gregorio racconta le sue vicende e i suoi esperimenti esistenziali di potenziale suicida in cerca di risposte e pure nella drammaticità della sua vicenda umana non c'è un solo momento di vera tristezza nella narrazione.
Gregorio spiega la sua vicenda come logica conseguenza di accadimenti esistenziali, la contestualizza, la rende accettabile al lettore e la narrazione, curata nei minimi dettagli, scorre leggera, quasi comica a tratti e vai avanti per capire se Gregorio riuscirà a trovare la sua morte perfetta, se riuscirà a conquistare la dottoressa amata contro ogni logica e se alla fine riuscirà davvero a trovare un qualsiasi motivo per vivere o per morire.
E come in un sogno ti ritrovi in quel letto, sporco come lui, affamato, assetato di vita, curioso delle miserie dei diversi personaggi che come comparse o ombre cinesi si muovono sullo sfondo di una narrazione dove il protagonista gestisce per tutto il tempo la regia.
E' un viaggio nella testa di un individuo davvero diverso, uomo atipico, forse solo inventato ma non per questo meno vivo, è un sogno ad occhi aperti alla ricerca di risposte ad alcuni quesiti fondamentali da sempre, perché vivere, perché morire, perché non potere autodeterminare il proprio tempo di permanenza in questa valle di lacrime, e soprattutto cosa ci aspetta dopo.
Domande che solo una mente lucida e disincantata può affrontare senza sprofondare nella depressione e nell'angoscia, e Battara si muove con leggerezza impareggiabile nella costruzione di questo dramma interiore, come se conoscesse già le risposte ai quesiti che regala al lettore.
E a me cosa rimane?
Una lezione di grande narrativa e stile impeccabile, e per quanto riguarda la morte e la vita, giunto alla mia età ho quasi imparato a convivere con entrambe e mi impongo di pensare a entrambe almeno una volta al giorno, così, tanto per non prendermi troppo sul serio.
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