Mi piace Clint Eastwood, mi piaceva come attore, mi piace come regista, ha un comune denominatore come artista, l'essenzialità, non è persona ridondante, non indulge in retorica e buonismi melensi, non ti racconta favole a lieto fine, non blatera di integrazione a tutti i costi e nemmeno di uguaglianza obbligatoria, lui racconta storie, come cerco di fare io, e rimane in parte distaccato, a lato, o dietro come dovrebbe fare ogni buon regista, ogni buon scrittore, ogni buon affabulatore.
American Sniper è storia vera tratta dall'omonimo romanzo autobiografico di Chris Kyle uno dei migliori cecchini dei Navy Seals durante il conflitto in Iraq.
In questo momento di contrapposizione culturale fra occidente e oriente questa vicenda si colloca al centro del dramma della guerra senza indicarti da che parte stare, è storia di uomini, di soldati, di guerrieri, non di gloria onore e fortuna, ma solo guerra, uomini che uccidono uomini a volte bambini, donne, anziani.
Questa è la realtà, noi siamo in guerra, il mondo è in guerra, guerra di religione, dietro alla quale probabilmente ribolle un conflitto economico per aggiudicarsi le risorse, alla fine guerra di interessi come al solito, ma in prima linea ci sono loro, i moderni gladiatori in giro per i diversi scenari a fare ciò che meglio conoscono ... combattere.
Il problema di questi uomini è fare la guerra e riconciliarsi con la quotidianità dei loro paesi d'origine, questi uomini partono spinti da una qualsiasi motivazione e se sono fortunati diventano leggende come Chris Kyle e disadattati appena rientrati a casa.
La guerra, non riusciremo a liberarcene, fa parte del nostro destino, fa parte della nostra natura, e se non è possibile vivere in pace allora è meglio cercare di vincerla, e questa credo sia la vera morale del film, anche se nessuno la sottoscriverà mai.
A proposito mi è piaciuto.
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