E dopo l'Erba di Grace ci troviamo di nuovo di fronte a un'attempata signora che per sopravvivere spaccia cannabis nella periferia parigina e il film francese ha dalla sua una maggiore attenzione alla realtà attuale che costringe etnie diverse e spesso agli antipodi a una forzata convivenza dove la parola d'ordine è sopravvivere. Paulette sembra tratto da una storia vera, ma è in realtà un film grottesco a tratti e sicuramente divertente, dove la simpatica vecchietta che vedete nella locandina decide di spacciare hashish nella periferia parigina per potere mettere insieme i denari per la sua sopravvivenza, ha un genero poliziotto di colore, un delizioso nipotino di colore sui quali sfoga un razzismo rabbioso frutto di miseria e ignoranza.
Ma si intuisce fin dalle prime battute che il cinismo della protagonista è funzionale a fare emergere le contraddizioni del nostro sistema sociale, e la periferia di Parigi non è molto diversa dalla periferia bolognese, o di qualsiasi metropoli europea dove lo spaccio di sostanze stupefacenti è in mano ai nord africani foraggiati spesso da etnie dell'est Europa.
Il film introduce molti argomenti attuali, sorvola sul tema del razzismo e dell'accettazione dello straniero, del diverso, lo fa con leggerezza e diverte senza angosciare.
Non ha la pretesa di educare ma come spesso avviene con il cinema francese ben fatto diverte e forse fa riflettere senza colpevolizzare o puntare il dito perché la convivenza è difficile anche quando ci si ama, figurarsi quando non ci si sopporta.
su Sky
Nessun commento:
Posta un commento