RECENSIONE DI MENTELOCALE.IT
Una misteriosa scomparsa nel Bolognese. Una famiglia borghese tra i morsi della crisi. E un parroco costretto a fare i conti con la sua solitudine. Un noir senza sbavature
Giovedi 3 luglio 2014
Autunno 2011 recita la scheda di presentazione, dal villaggio Airone (ridente agglomerato di villette tutte uguali a due passi da Bentivoglio, dico io) a pochi chilometri da Bologna, scompare Celeste Maccaferri.
Tutto parte di là, ne Il silenzio della bassa di Massimo Fagnoni (Frilli, 249 pp., 9,90 Eur)! Da una ragazza di diciassette anni, figlia di una famiglia borghese in crisi economica legata ai tempi, che da giorni non dà più notizia di sé. L’unica e ultima sua traccia, un coniglio spelacchiato di peluche chiuso in un sacchetto di plastica, abbandonato sotto la pioggia, viene ritrovato poco lontano da casa sua, vicino all’Hospice, il modernissimo e tecnologico centro che accoglie i malati terminali. E proprio uno di loro testimonierà di averla vista salire su un’auto…
Tutta la corposa squadra della «sezione persone scomparse» della polizia, al comando del commissario Guerra, comincia a indagare, ma in contemporanea si scatena un’impietosa, orgiastica invasione dei media.
Fiorella Benedetti, conduttrice televisiva della rete privata della curia bolognese, TV Emilia Futura, carrierista e arrampicatrice si insinua a forza nella famiglia di Celeste Maccaferri (padre, madre e sorella minore) e sguinzaglia un investigatore privato, Fabio Trebbi, un ex poliziotto in crisi esistenziale.
Viene fuori un diario privato della ragazza, si crede di rimestare nel torbido, si sospetta la commistione di sette sataniche, di un coinvolgimento del parroco, di un giovane tunisino… Ma la strada da seguire è diversa e si rivelerà molto, troppo pericolosa per protagonisti e comprimari.
Permeato da un’atmosfera di diffusa incertezza e di inquietudine, niente fila davvero nella vita di ciascuno dei personaggi e nessuno è bravo, buono o completamente a suo agio: questa storia funziona e incuriosisce anche se lascia un po’ la bocca amara. Ma tant’è, non si vive in tempi felici e bisogna accontentarsi.
Ben calibrati, credibili e senza sbavature i personaggi. Alcuni persino troppo educati come il prete bello, fragile ma forte nella sua solitudine e la povera nonna che ne ha viste e riesce a riconoscere troppe cose tristi e dure.
Patrizia Debicke van der Noot
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