Una volta la televisione era anche questa serie storica che ho molto amato:
Ai confini della realtà.
Comparve in televisione quando nacqui io, e in una delle sue riedizioni riempì molta dalla mia fantasia di bambino perché cosa c'è di più affascinante della fantasia, del fantastico, dell'improbabile?
Ai confini della realtà molte cose si sitemavano seguendo sentieri impercorribili nella vita reale e considerate che nacque in un periodo nel quale la realtà era prepotentemente di moda, anni cinquanta, guerra fredda, il mondo si rialzava dal conflitto mondiale e c'era poco da stare allegri.
Io ricordo un'immagine che non ho rivisto, una strada buia e un bambino arrampicato su un lampione, era una delle probabili sigle di apertura, mi ricordo che amai la prima serie quella in bianco e nero, e dentro ci sono passati in tanti attori, che sarebbero diventati poi mostri sacri del cinema americano.
Avevo ricominciato a vederla sui canali sky ma qualche nostalgico Rai ha deciso di proporla dopo Blob che spesso è ai confini della realtà, a proposito auguri a Blob con i suoi 25 anni la trasmissione che non ho mai smesso di seguire, saltando magari alcune puntate più noiose, rimane il meglio del puzzle televisivo.
Tornando a bomba, ai confini della realtà aveva diversi intenti, divertire senza alienare, fare riflettere senza appesantire, proponeva temi morali interessanti, risolveva tragedie con la fantasia, faceva paura senza terrorizzare, era un altro periodo, adesso fa sbadigliare spesso, a volte sorridere, difficilmente mi diverte, rimane un pezzettino di un mondo che non c'è più.
Rimane la nostalgia di come eravamo, di come ci divertivamo, del mio essere bambino, fra tv in bianco e nero e poco più di niente.
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