Benur, un gladiatore in affitto è un film del 2013, italianissimo, anzi romano, e utilizza diversi linguaggi proponendo in chiave moderna ed europea le atmosfere tipiche della commedia italiana del dopoguerra azzarderei, con un' analisi impietosa e realistica della situazione italiana attuale, un paese che in buona compagnia deve fare i conti con una crisi economica e morale profonda da una parte e un' ondata di immigrazione in entrata sempre più crescente e incalzante.
Il film è tratto da un'opera teatrale ed è la storia di tre persone, due romani un uomo e una donna, fratelli, marginali, ignoranti, disperati di quella disperazione tipica della miseria che riesce comunque a diventare tessuto del loro vivere nella continua ricerca di una sopravvivenza qualsiasi in un ambiente nel quale i due fratelli non riescono ad esprimere nessuna qualità o capacità di costruire nulla.
Lui ex stuntman invalido vive facendo il gladiatore da Colosseo, quello delle foto per turisti che potete davvero incontrare nei pressi dello storico monumento romano, lei invece vive con le telefonate erotiche di una hot line.
Nella loro vita irrompe un russo clandestino, ingegnere, che diventerà per i due fratelli un' inaspettata risorsa, con la sua energia e la sua incredibile capacità di creare occasioni lavorative e un'invidiabile voglia di lavorare.
Al di là della trama che non svelo, intelligente e mai banale, c'è la qualità dei tre attori, la spietatezza della realtà attuale resa grottesca dal regista e dallo sceneggiatore, ma non per questo meno credibile, e
la concreta percezione della nostra condizione. In una Roma da basso impero, in un'Europa assediata dalla miseria e dalle popolazioni stremate, dove anche una laurea in ingegneria vale meno di zero, l'Italietta appare come un avamposto di un impero in decadenza, dove ignoranza e crudeltà vanno a braccetto e dove due coatti qualsiasi possono sfruttare un altro essere umano solo con il ricatto della loro condizione socialmente privilegiata di comunitari di serie A.
Una pellicola interessante, forse una nuova commedia italiana, non molto distante dai toni drammatici di ladri di biciclette, ma con un finale agrodolce, tanto pacificatore quanto improbabile.
Pellicola triste, guardatela in compagnia .
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