lunedì 3 marzo 2014

Salamander



Il Belgio questo sconosciuto, nel giorno dell' acclamazione della Grande bellezza, che dopo svariati anni riporta il cinema italiano all'Oscar, io scriverò due righe su questa fiction made in Belgio, soprattutto perché il film di Sorrentino non l'ho ancora visto e quindi non sono in grado di dire nulla. Sono contento del riconoscimento al nostro cinema anche se come scrivevo recentemente dietro Servillo come attore e Sorrentino come regista non rimane molto al momento in Italia, tralasciando Moretti che amo per un fatto quasi affettivo e che rimane per me regista e attore atipico.  Il nostro cinema langue, ma forse è solo una mia percezione, forse è un problema di miseria economica e morale.
Ma torniamo alla fiction belga Salamander, l'idea di partenza è intrigante e io l'ho usata almeno in due romanzi, l'idea del complotto l'ho sperimentata nel mio primo romanzo Bologna all'inferno e nell'ultimo Lupi neri su Bologna perché le grandi trame, quelle dove si muovono uomini neri con l'obiettivo di stravolgere un sistema  funzionano,  permettendo all'autore di lavorare  sull'attuale.
Salamander racconta una cosa analoga, si sviluppa nel piccolo Belgio, monarchia sconosciuta per me e fonda le radici della storia nella seconda guerra mondiale.
La storia regge, fra gli attori in realtà spicca principalmente il poliziotto Paul Gerardi che è  esteticamente l'unico attore ad avere un minimo di fascino in un cast, lasciatemelo dire, non particolarmente seducente se si esclude la ragazza che intepreta il ruolo della figlia del commissario.
Bellezza e fascino a parte la fiction funziona senza esaltare, regge le dodici puntate e alla fine riesce anche a ottenere il risultato di essere avvincente, rispondendo alla prima esigenza di una fiction d'azione, fare nascere nello spettatore la curiosità di capire come finirà.
Nonostante i suoi limiti rimane  un gradino sopra a una qualsiasi fiction italiana, e questo vi dà la misura del livello italiano attuale.
su Sky
 

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