sabato 22 febbraio 2014

Sanremo è Sanremo






Serata sanremese a casa di amici, in realtà doveva essere una serata di quelle classiche, cena dall'unico separato del gruppo, single per ora e quindi l'unico con appartamento libero e tutto ciò che comporta per noi cinquantenni nostalgici di un periodo nel quale le serate di noi maschietti erano caratterizzate dalla cose che ci piacciono, la partita a Risiko, o a poker, il basket o il calcio in televisione e addirittura la visione di qualche video cassetta con un bel western o un classico film di guerra. Cose da uomini, da maschi.
Ma anche i maschi cambiano e l'altra sera è caduto l'occhio su Sanremo, in passato avremmo cambiato canale, perché Sanremo non ci sta a dire niente con una serata al maschile, e invece l'altra sera quasi  per gioco abbiamo cominciato a guardare quello strano spettacolo della canzone italiana, nel tempo oggetto di critiche, elogi, considerazioni socio antropologiche, elucubrazioni commerciali, dati d'ascolto, prima linea per case discografiche sempre più in difficoltà fra nuovi sistemi di diffusione di un prodotto, la canzonetta, che oggi si può scaricare quasi ovunque.
Però Sanremo è Sanremo e Fazio quest'anno sembra abbia deciso per un festival della memoria, fra personaggi remoti e quasi malinconici, iniziando da Jannacci, passando per Franca Valeri, Cat Stevens che ha cantato un brano che noi ricordavamo benissimo, perché io devo ancora avere i suoi dischi in vinile da qualche parte, per passare dalla gemelle Kessler e Baglioni e infine il grande Arbore.
Fazio ha fatto una scelta vintage quest'anno, forse perché anche Sanremo sta diventando uno spettacolo da rimirare come certe vetrinette in un qualsiasi mercato dell'antiquariato.
Poi fra le diverse chiacchiere alcune considerazioni.
Chi va a Sanremo?
Quelli che nessuno conosce, quelli conosciuti che sperano di vincerlo, quelli che non sperano di vincerlo ma che ogni anno con Sanremo vendono qualche brano, quelli che le case discografiche cercano di piazzare.
Chi non va a Sanremo, Vasco non ci va, Ligabue è passato di lì ma col cavolo che porterebbe mai un suo brano, Mengoni ha vinto l'anno scorso e ha fatto il botto e adesso che sta vivendo un momento magico sarebbe folle ad andarci, forse.
Lasciando da parte i commenti sulla qualità, che sono sempre soggettivi e di solito parziali ad un primo ascolto, perché a mio avviso un brano devi ascoltarlo più volte prima di capire se funziona o no, abbiamo fatto un' ultima considerazione, trita e ritrita.
Dopo Vasco e Liga, chi prenderà la loro eredità?
Non mi sembra ci sia nulla all'orizzonte.
E i cantautori?
Guccini, De Gregori, Venditti, Pino Daniele, Fossati, Bennato, Jannacci, Gaber, Dalla, Lauzi, ci metto anche Silvestri più giovane, e poi mi fermo perché non me ne vengono in mente altri.
A parte quelli purtoppo scomparsi, che fine ha fatto la canzone d'autore nel nostro paese?
Al festival a parte Renga e Ron che hanno presentato due brani così così, chi propone un prodotto davvero interessante?
Siamo alla fine della canzone italiana? Siamo alla fine della canzone d'autore?
Chissà, stasera mi guardo la registrazione della quarta serata quella dedicata ai cantautori, così mi faccio un po' di male,  vedo un futuro nero per la canzone italiana, e forse adesso capisco la nostalgia di Fazio per un mondo che scompare.

Nessun commento: