In febbraio ed esattamente il 25 febbraio 2014, se non succede nulla, come ama sempre dire l'amico Mingoia, ci troveremo in mediateca a San Lazzaro per parlare delle solite cose che amiamo e frequentiamo, narrativa, noir, e scrittura in genere, oltre a me ci sarà l'amico Nicola Arcangeli e la scrittrice e non solo Emanuela Monti,
Noi tre abbiamo un denominatore comune, abbiamo pubblicato un romanzo con la Casa Editrice Giraldi.
Il romanzo di Arcangeli lo conoscevo già e ho scritto a suo tempo una recensione, non conoscevo il romanzo di Emanuela e ho deciso di leggerlo anche in previsione della prossima presentazione.
Il romanzo mi è piaciuto, è breve, 136 pagine, se l'avessi scritto io lo definirei quasi una novella, ma ha un respiro diverso, è scritto in prima persona ed è un romanzo al femminile, sia la protagonista che racconta la vicenda sia le vittime del misterioso assassino sono donne.
L'atmosfera è sfumata, crepuscolare, delicate le caratterizzazioni dei personaggi, interessante la voce narrante, il suo modo di farti entrare nella vicenda e il suo punto di vista nei confronti delle diverse categorie di persone che la circondano.
Interessante Bluto, così ribattezzato dalla protagonista, il commissario incaricato dell'indagine per alcuni omicidi avvenuti nell'ambiente termale di una località romagnola a pochi passi dall'appennino in un'immaginario territorio di confine fra Romagna e Toscana.
Leggendolo mi è tornato in mente, anche se non credo centri nulla, Castrocaro e le colline vicine di Dovadola, dove mi capitò in passato di mangiare ottimi piatti a base di cinghiale e porcini.
Forse questo romanzo mi è piaciuto anche per questo, ho riassaporato profumi di sottobosco che per uno come me, con le radici fra Granaglione e Gaggio Montano, fa parte del patrimonio genetico, ricordi di atmosfere svanite seppellite da un quotidiano vissuto fra la bassa ferrarese e Bologna, ma sempre presente in una parte della memoria, quella più remota, carica di rimpianti, scelte sbagliate, rapporti familiari segnati.
Questo è un romanzo dedicato ai segnati della vita e non solo nel corpo, e ti entra dentro con delicatezza lasciandoti un retrogusto amaro, ma senza provocarti dolore, ed è un piccolo gioiello nero, anche se non credo che la trama investigativa fose il principale obiettivo della scrittrice.
Come dicevo all'inizio mi è piaciuto, e la recensione è come al solito sincera, un consiglio di lettura che fa bene a chi frequenta narrativa, perché fra le altre cose è ben scritto, e lo stile oggi è perla rara.
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