Dexter ... fine serie, fine storia, fine tutto.
Non ho mai letto i romanzi, l'ho già scritto, il mio legame con Dexter, fratellino sociopatico americano, è esclusivamente televisivo, ho trascorso con lui alcuni anni, mi sono divertito ed emozionato con le sue improbabili disavventure esistenzialseriali, dove il tecnico della scientifica di Miami nel suo tempo libero si dilettava a uccidere e fare sparire assassini, stupratori, mostri vari.
La forza di Dexter era nella sua impossibilità di entrare in empatia con il mondo continuando a conviverci, simulando una capacità relazionale, inventandosi storie sentimentali, diventando addirittura padre.
La novità dell'ultima stagione è l'umanizzazione del personaggio e lì è cominciata la caduta di stile, a mio avviso. La sua forza, la forza di Dexter era nella sua incapacità di essere umano, nella sua razionale consapevolezza di essere diverso, tanto intelligente e distaccato, quanto crudele ed equo nelle scelte morali, negli omicidi premeditati da una sorta di scelta liberatoria, patologica ma sempre pacificatrice.
Nell'ultima stagione Dexter si innamora, recupera caratteristiche mai emerse prima e viene svelata la genesi del personaggio.
Senza rivelarvi la conclusione posso affermare con una certa serenità che era tempo di finire, perché ci sono storie che non possono riprodursi all'infinito, specialmente con il mutare caratteriale del protagonista.
Quindi mi mancherà la parte oscura del mio immaginario, il vendicatore seriale, lo psicopatico compensato, utilizzerò alcune idee per infilarle magari in qualche mio libro, ma saluto volentieri Dexter Morgan, mi ha donato molti momenti di spensierata irrazionalità, quindi resterà nella parte oscura del mio cuore, quella che nessuno può conoscere, nessuno tranne me.
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