Prendi un trafiletto di Repubblica cultura, schiaffalo nel tuo blog, incollalo come fosse un cimelio prezioso, ringrazia il giornalista che ha avuto il coraggio di citarti e quindi di riconoscere la tua esistenza, e ti ritroverai, come nel mio caso a distanza di anni, il romanzo l'ho scritto 4 anni fa ormai, a riflettere sule motivazioni che ti hanno spinto a scrivere.
Nel mio caso le motivazioni sono diverse e tutte convergenti, era il periodo del sito www.cacciallosbirro, e lì c'erano fotografie di poliziotti in bella mostra, possibili bersagli.
Ho sommato a quel tipo di propaganda la nostra esposizione mediatica, noi agenti della Polizia Locale spesso fotografati, aggrediti, etichettati, insultati.
Insieme a questi fatti, sicuramente coinvolgenti dal punto di vista emotivo si è intrecciata una riflessione sui poteri forti, sul potere della Rete, sul potere di manipolazione di chi può muovere i fili dell'informazione.
Insieme ho rivisitato i fatti di Genova, città mai visitata ma affascinante.
E' nato questo romanzo, si intitolava Figlio di un Re ... in quel periodo ascoltavo molto la canzone di Cremonini, ma il titolo non era casuale, perché nel brano, che mi piace tuttora, si parla dell'uomo e di ciò che può pensare di essere solo per la sua definizione di stato, il mio personaggio principale è proprio in sintonia, si chiama Massimiliano Re, ma non è figlio di re, in realtà è un gran bastardo.
Mi è piaciuto il brevissimo trafiletto del giornalista, perché ha inquadrato il concetto cardine.
Pasolini difendeva i poliziotti in quanto veri figli del proletariato, contro i rampolli della borghesia.
Io dico solo che non esistono più ruoli definiti, ma solo individui ed è nel singolo che devi cercare il valore o la perdizione, non nel suo apparente ruolo sociale.
Pensa un po' quante scemenze riesco a scrivere con un solo trafiletto.
Grazie Micol Argento di Repubblica
2 commenti:
Ciao Fagnoni, prego! e grazie a te. Micol Argento
sempre a disposizione, è bello leggersi su Repubblica
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