L'ho terminato questa mattina e già un po' mi manca, già ho dimenticato l'inizio e così ve lo ripropongo sopra.
Dovrò rileggerlo, ma non subito, dargli il tempo di fermentare in testa e alcune cose vorrei rubare a Céline, la genialità linguistica, il ritmo ineguagliabile, la modernità senza tempo e nonostante il suo stile il romanzo è impregnato da una quieta disperazione esistenziale, non offre speranze, non concede spazio a nessuna illusione, se non quella della possibilità di amare, sempre tardiva, sempre fuori tempo.
Come diceva Baricco è la storia di un uomo qualunque che rotola nella vita e aggiungo a casaccio, inseguendo percorsi faticosi, senza un obiettivo tangibile se non quello di sopravvivere nel migliore dei modi.
La storia di Ferdinand è quella di una vita in miniatura che si espande nello spazio del mondo, in avventure sempre al limite fra il tragico e il grottesco, leggendolo non si cerca il senso, non si insegue il fine, però velocemente ci si immedesima fino a sentirsi come lui, perché giunto a questo punto della vita le esperienze sommate danno sempre il medesimo riusultato nello specchio quotidiano: le idee, le aspirazioni, le speranze e lo stesso rispetto per se stessi lasciano il posto a una quieta accettazione dei propri limiti, dei propri enormi difetti, dell' inevitabile constatazione della propria caducità.
Adesso mi sento meno solo, ho un nuovo amico, Ferdinand e mi immedesimo nell'ultima drammatica sequenza del romanzo quandoil personaggio è costretto a constatare la cronica incapacità di provare un banale sentimento di pietà.
Viaggio al termine della notte è un viaggio al termine di se stessi, uno dei libri da leggere prima di qualsiasi inevitabile fine.
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