Il 5 agosto del 1962 moriva Marilyn Monroe e Sky in questi giorni sta proponendo diverse cose sul mito hollywoodiano per eccellenza, ho quindi deciso di guardare questo interessante frammento della sua vita, liberamente interpretato da Colin Clark nel suo libro, Il principe, la ballerina e io, libro del 1995, dove l'autore narra la sua esperienza di aiuto regista durante le riprese del film che vedeva Marilyn affiancata al grande Lorence Olivier.
Il film, Marilyn è dignitoso e sufficientemente leggero, brava la protagonista Michelle Williams brava e bella, un solo neo, non è Marilyn e non le assomiglia abbastanza da essere credibile, probabilmente l'hanno scelta perchè doveva incarnare il personaggio e ci riesce con una bravura e una immedesimazione convincente.
Mi sono guardato a seguire un documentario sulla sua vita sempre su Sky e mi sono sorte spontanee alcune domande:
Perché Marilyn ha rappresentato per alcuni anni uno dei simboli più potenti e ammalianti dell'universo femminile?
Perché i miti come lei sono destinati a frantumarsi ?
Perché piaceva tanto agli uomini?
Il film cerca di spiegarlo, interpretando il pensiero di Clark, attraverso gli occhi di questo giovanissimo aiuto regista che rimase sedotto dalla bellezza e soprattutto dalla profonda fragilità che sembra essere una nota dominante del personaggio Marilyn.
A me è sempre piaciuta, ma credo che il suo personaggio e parte della sua personalità fosse caratterizzata da quella energia misteriosa e squisitamente femminile che differenzia definitivamente l'uomo dalla donna.
E' una sorta di purezza, di genetica capacità di incantare e sedurre, non si impara in nessuna scuola, in nessun teatro, è tanto potente quanto fragile, una sfida impossibile da vincere per qualsiasi uomo che Marilyn fece innamorare, perché era tanto affascinante quanto disintegrata, una sorta di Dea irraggiungibile e in quanto tale la immagino ancora sul palco a cantare con voce leggermente affannata happy birthday mister president.
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