martedì 9 luglio 2013

posti in piedi in paradiso




Posti in piedi in paradiso è, credo, l'ultima fatica di Verdone che non prediligo né come attore, né come regista, figlio della commedia italiana, legato alla comicità romana, alla comicità di Alberto Sordi, a un modo intelligente, ma per me troppo superficiale di fare ridere.
Rispetto ad altri professionisti della commedia italiana moderna ( la definirei) dagli anni 80 in poi tanto per intenderci, sicuramente Verdone è l'unico comico, e regista, ad avere proposto temi a volte impegnativi con una leggerezza utile a farlo arrivare al grande pubblico senza spaventarlo ma facendolo divertire e riflettere.
A volte ( apro una parentesi) sembra che il pubblico italiano, quello che va al cinema soprattutto a Natale o per le feste comandate, sia un pubblico affaticato dal vivere quotidiano, ignorante e abulico, in grado di sopportare a fatica solo film facili, facilissimi, di puro intrattenimento.

Verdone, a mio avviso,  ha sempre provato a buttare lì qualcosa, a volte ha realizzato un risultato accettabile altre volte meno, ma è solo la mia modestissima opinione.
Questo film parla di una materia che io conosco bene, parla di uomini separati, uomini non più giovani, con destini da suicidio, e molti rimorsi e preoccupazioni sulle spalle.
Un tema quanto mai drammatico in realtà, e ne ho già scritto in passato.
Ritrovarsi a quarant'anni povero, senza una casa, perdendo il diritto di vedere i figli  solo perché il matrimonio è naufragato è un destino a volte peggiore della morte.
E non è vero che è sempre colpa dei padri, ed è vero che a prescindere dalle responsabilità sono i padri/mariti a pagare le spese più onerose in termini economici e affettivi.
Verdone affronta la questione costringendo i tre protagonisti a convivere nello stesso appartamento per potere affrontare le spese quotidiane.
Dentro e a lato la sua commedia tipica, mai volgare, al massimo molto superficiale, che lo caratterizza.
La conclusione del film non è definita o definitiva, non è pessimistica o ottimistica, offre diverse chiavi di lettura, forse ripropone un tema che nelle intenzioni del regista deve essere fonte di riflessione per il pubblico.
Film guardabile in estate, a casa, senza scomodarsi a pagare un biglietto.
Ultima considerazione, qualsiasi triste destino  di tanti uomini ridotti in miseria da
separazioni per loro discriminatorie non giustifica altri uomini/ bestia che invece di accettare con coraggio la fine di una relazione preferiscono uccidere la compagna o ex compagna o riempirla di botte o vessarla con persecuzioni infinite.
Morale, noi maschi non ce la possiamo fare, per uno buono ce ne sono decine impresentabili, e non lo dico io ma le tristi statistiche quotidiane.

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