Sky ricorda Dalla a un anno dalla morte e fra le diverse iniziative ecco 20 minuti di Jovanotti che si concludono con l' anno che verrà cantata da lui, in sua memoria.
Al di là dell'avvenimento, per me, in questo momento, è l'artista più vicino alla mia idea di musica italiana, in grado di evocare immagini, suscitare emozioni. Lo sento vicino quando scrivo, mi accompagna quando faccio sport, più giovane di me ma non tanto da non avere condiviso il mio tempo, mi piace, perché è vitale senza essere scoppiato, sensibile, senza essere melenso, ed è stato in grado di rinnovarsi, reinventandosi ad ogni album, cosa che Ligabue non è riuscito a fare ripetendosi all'infinito, cosa che Vasco Rossi non può più fare, grande poeta ma secondo me a fine carriera.
La sua interpretazione dell'anno che verrà, pure nella sua generosità, a fatica evoca la voce unica di Dalla, ma in ogni caso mi riporta a un periodo nel quale per me iniziava davvero, con il nuovo anno, una stagione di prospettive nuove, era il 79, fine liceo inizio università. Impossibile dimenticare quel brano, quel periodo, e le delusioni degli errori successivi, inevitabili quando sei giovane, ma svaniscono nella struggente malinconia di quel brano, tanto antico quanto attuale. Continuiamo ad accumulare sacchetti di sabbia vicino alla finestra, ma la fine del tunnel sembra non giungere mai.
Nessun commento:
Posta un commento