Mi arrivano su facebook gli auguri che mi ricordano uno dei miei ruoli, quello di padre.
Anche io voglio fare i miei migliori auguri ai papà, non a tutti, alla maggioranza.
Lo so ci sono padri padrone, padri violentatori, padri distratti, padri che uccidono mogli, compagne e figli.
Ma la maggioranza, è composta da persone normali, normali come le compagne con le quali condividono il quotidiano e con le quali hanno deciso, più o meno consapevolmente, di crescere figli in questo mondo incomprensibile.
Io li conosco, li incontro al lavoro, molti miei colleghi hanno uno, due, tre figli.
Li ascolto raccontarsi negli spogliatoi, prima di indossare una divisa.
Io sono uno dei più vecchi, figli grandi, ma molti di loro hanno bambini piccoli da crescere in un'Italia che si lamenta politicamente di una scarsa natalità, e poi affossa qualsiasi speranza di crescita.
I figli stanno tornando ad essere e non da ieri, un lusso che non tutti possono permettersi.
I miei colleghi fanno tenerezza, arrivano al lavoro stanchi, i loro figli li hanno svegliati nel cuore della notte e loro hanno provveduto e supportato le compagne, com'è giusto che sia, hanno cambiato pannolini, cullato pargoli, scaldato il latte e lo hanno fatto con naturalezza, perché hanno interiorizzato il compito.
Sono i padri di oggi, e ce ne sono tanti così, credo la maggior parte, prendono i permessi concessi solitamente alle madri, rimangono a casa, si occupano dei figli, delle mogli e non ditemi che è cosa scontata, i nostri padri facevano diverso e non erano cattivi, erano ... i nostri padri, altra generazione.
Li ascolto questi uomini grandi, perché adesso i figli si fanno tardi e li ammiro, perché lavorano, e non dormono e condividono e si sbattono e non si lamentano, fanno il loro mestiere e fanno i mariti e i padri, oggi festeggiamo loro e noi.
Festa poco citata, poco celebrata, poco pubblicizzata, ma va bene, a me non piacciono le feste obbligatorie, quelle che devono ricordare l'importanza dei ruoli, il padre, la madre, gli innamorati, le donne.
Però in questo giorno di festa fittizia, dove qualche figlio avrà regalato brutte cravatte o una scatola di cioccolatini, il mio pensiero va ai padri separati, io lo sono, anche se adesso vedo con distacco quel ruolo, forse perché è passato molto tempo e riesco a sopravvivere.
Ma per quei padri che non riescono a vedere i figli, ne soffrono e a volte quasi perdono il senno fra miserie nuove e dolori irrisolvibili, colpevoli di un errore di valutazione, o semplicemente protagonisti di un matrimonio naufragato, dicevo, per quei padri non esiste festa possibile, né possibile soluzione.
Nuovi poveri, derelitti, condannati a essere i nuovi emarginati sociali.
Penso a quei padri lì e pure non trovando nulla da festeggiare li abbraccio idealmente, senza suggerire nulla oltre a continuare a vivere, se non per i figli che non si possono vedere, per sé stessi ... dovere morale.
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