Non fatevi trarre in inganno dall'immagine che vi propongo che sicuramente avrà disorientato tanti ingenui come me.
Questo è un piccolo capolavoro di leggerezza e Sean Penn è da Oscar.
Lui è una rock star traumatizzato dalla sua stessa essenza, potrebbe essere un cantante dei Cure, o un qualsiasi uomo di successo anni 80, ma il personaggio è geniale, ebreo quanto basta, con una maschera invadente che lo accompagna per tutto il film, il passo strascicato di colui che ha provato tante cose e ha perso.
Un perdente di successo che si muove fra Europa e America alla ricerca di un senso qualsiasi.
Lui è il film, la fotografia perfetta, nitida , colorata, fa da sfondo, diversi attori, bravi caratteristi americani, fanno da contorno e il film ti entra dentro con naturalezza.
L'obiettivo finale è solo apparente, trovare il carnefice del padre ebreo in campo di concentramento.
La spensieratezza è il sentimento che precede il supplizio.
Ma la frase geniale del film è l'intercalare del protagonista che è molto disturbato da qualcosa senza capire cosa effettivamente sia.
Un capolavoro.
Se ne sono accorti tutti?
Chi se ne frega.
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