Con l'ottava stagione ci salutano le casalinghe disperate.
Avevo già scritto sulla loro dipartita qualche mese fa e adesso terminata la serie poche considerazioni.
Mi mancheranno, e so di essere ridicolo, pazienza.
L'inconsistenza delle loro vite, la costruzione fittizia di un luogo, Wisteria Lane, all'interno di una cittadina anch'essa inventata, non riesce a diminuire la densa consistenza della sceneggiatura.
Queste vite, prive dei problemi tipici del cittadino medio, sono talmente bene rappresentate da rimanere impresse.
I personaggi, spesso caricaturali, sono a tutto tondo e ci si affeziona, compenetrandosi, impossibile non fare il tifo per uno o l'altro dei diversi protagonisti.
Rimane nel panorama della fiction americana un esempio elegante di commedia sofisticata e intelligente, molto bene confezionata.
Non importa se molti passaggi logici vengono saltati, alla fine la magia si realizza.
Non vi svelerò le ultime puntate, secondo me la parte più bella della serie, come dovrebbero essere tutte le fasi conclusive di una fiction.
Mi mancheranno le belle casalinghe perennemente insoddisfatte e soprattutto i loro compagni che pazientemente le sopportano e supportano.
Mi mancherà quel quartiere falso come un villaggio di cartapesta, ma talmente vivo da strappare un sorriso.
Addio casalinghe disperate, e un ultimo indizio nascosto in un armadio lascia presagire nuove serie, ma forse è solo una speranza.
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