Non mi hanno mai fatto gli auguri per la festa del papà, forse perché non me ne frega niente degli auguri, non ci tengo alle feste, ricorrenze buone per commercianti di cravatte e cioccolatini.
Ma credo di potere fare io gli auguri a molti papà.
Sono i papà che hanno perduto la strada maestra, non per un gesto sconsiderato, per immaturità, o cattiva fede, ma per gli accadimenti della vita che portano spesso le coppie con figli davanti a un giudice che sancisce l'affidamento, nella grande parte dei casi, alle madri.
Neanche l'affidamento lo considero più importante, ormai, anche perché al di là della sentenza del giudice avere l'affidamento di un minore è fatto sostanziale non formale.
L'unica cosa che veramente conta, per me, è il senso di perdita, la sconfitta totale, la miseria cronica, il senso di inutilità e annichilimento e la faccia degli avvocati quando ti chiedono il conto.
Non dimentico nulla, forse è questa la ragione per la quale nei miei romanzi, ogni tanto, gli avvocati muoiono di morte violenta.
Non importa chi ha sbagliato, potevi essere il più bravo padre del mondo, non avere commesso alcun errore morale, né sostanziale, e trovarti all'improvviso a vivere in un monolocale senza riscaldamento, a tribolare per mettere insieme pranzo e cena piangendo lacrime amare.
Io ce l'ho fatta, mi sono costruito una bella armatura, sono diventato duro come il marmo e vado avanti a testa alta.
Ma il mio pensiero è per quei papà che oggi non hanno nulla da festeggiare, soli, uno stipendio polverizzato dagli alimenti, una casa che era tua e che adesso non hai più, una vita disintegrata e un avvocato che ti chiede il conto, magari in nero.
Il mio augurio è per quei papà lì, che non hanno fatto male mai ai loro figli o alle loro mogli, ma hanno fatto lo sbaglio di diventare padri in una società che non è in grado di discriminare fra uomini lupi e uomini normali.
Buona festa del papà.
Qualunque cosa ti abbiano rubato, ricordati, i tuoi figli, se te lo meriri, un giorno ti riconosceranno, ovunque tu sia.
2 commenti:
Io sono dall'altra parte della barricata. A parte lavorare in uno studio legali, sono una madre separata. Proprio per le brutture viste sul lavoro quando mi separai mi opposi alle regole ferree del un week end ciascuno, 15 giorni a luglio a te e 15 giorni ad agosto a me...... Il padre era libero di vedere le bambine ogni qual volta avesse voluto e poteva tenerle con sè, compatibilmente con gli impegni scolastici come e quando voleva..... Da allora sono passati ben 25 anni e.... ha portato in ferie le sue figlie una volta sola e per anni le ha viste solo perchè ero io a portargliele.... Ora è un nonno 61enne e pur abitando solo a 35 Km di distanza ha visto i suoi nipoti l'ultima volta 2 anni fa..... non tutti i padre sono martiri... a volte lo sono le ex mogli e i figli!
Nadia
Cara Nadia.
non ci sono vincitori o sconfitti in questa guerra.
Ci sono uomini e donne che hanno deciso di interrompere un percorso insieme. Statisticamente è vero che nel tempo i maschi hanno dimostrato maggiore immaturità, crudeltà, ignoranza ed è giusto che la legge tuteli le madri e i figli.
Detto ciò credo che la separazione rimanga fatto individuale, non soggetto a generalizzazioni.
Ogni protagonista della vicenda ne esce solitamente con le ossa rotte e per esperienza non c'è umiliazione, colpa, tradimento, umiliazione che siano risarcibili.
Rimaniamo noi, come individui, ognuno con la propria personale esperienza e solo noi la sera sappiamo nel profondo come sono andate le cose e che comunque sia non è più possibile nessuna riparazione.
Posta un commento