Ho un ricordo sfumato di Baricco: presentava una trasmissione dedicata ai libri e non era ancora Baricco, quello famoso, possibile? A me piaceva quel Baricco lì, ma forse l'ho solo sognato.
L'ho visto a Che tempo etc. e alla fine ha parlato dello scrivere e di un libro sull'arte del tiro con l'arco.
Mi è piaciuto tutto, forse perché io a differenza di lui ho fatto arti marziali e ho letto altre cose di cinesi e giapponesi.
Ma la cosa che mi è piaciuta di più è il suo tentativo di descrivere il perché dello scrivere.
Perché scriviamo? Per chi?
Ha recitato la sua motivazione e per quanto leggera mi è piaciuta.
Io scrivo perché voglio disperatamente raccontare una cosa, una importante che non può attendere.
E' una spinta forte, tanto che faccio fatica a trattenere l'impulso di urlarla.
Di solito parlo e racconto agli altri, quelli che hanno la sfortuna di lavorare con me, le cose che poi magari devo scrivere.
Forse è per questo che faccio ancora sindacato, che non mi arrendo di fronte ai paradossi della nostra comunicazione.
Poi soprattutto scrivo ... per la magia.
La magia di inventare storie, personaggi, creature tanto verosimili da sembrare vere nella mia testa.
Baricco ha reso l'idea, lo ha fatto per un pubblico massificato e assemblato, ma in quel momento io che non sono nessuno ho ricevuto il messaggio, io e lui e tutti gli scrittori del mondo insieme nell'idea.
Scrivere è magia e quella rimane, non esiste null'altro.
I soldi, le vendite, la fama, certo, ma la magia quella è assolutamente gratis e la vivo ogni giorno.
Tu no?
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