sabato 18 giugno 2011

Santoro, Bologna, La Fiom














Santoro alla festa per i 110 anni della FIOM

Ne aveva bisogno la FIOM di Santoro, di Benigni, di Travaglio eccetera e eccetera?
Santoro in televisione  ha ricordato al suo pubblico che suo padre era ferroviere.
Mio padre invece era operaio, una vita per la Weber, e non è un caso se ogni tanto la Weber torna nei miei romanzi, chi ha i genitori operai è un pò operaio tutta la vita, soprattutto quando la tua vita è condizionata dal loro stipendio.

Non era facile essere operai negli anni 60/70/80 e non lo è neanche adesso.
Tante volte sono sceso in piazza per loro e con loro, perché scendere in piazza per gli operai era scendere in piazza per i miei stessi interessi e perché allora ci credevo.
Adesso non scendo in piazza, non ne ho voglia e non ci sarei andato a Villa Angeletti per ascoltare i 45 minuti del bravo Travaglio o le solite battute di Benigni su Berlusconi o il breve ma significativo passaggio di Santoro.
L'unico motivo che poteva spingermi ad andare alla festa della FIOM poteva essere il forte legame che sento e che sentirò sempre per quella che un tempo era definita la classe operaia e che adesso forse è in un purgatorio molto lontano dal paradiso del bel film del 72 di Elio Petri con il grandissimo Volonté.

Non potevo esserci ieri sera perché ero ad un'altra festa dell'Unità per un mio romanzo.

Nonostante la mia latitanza, buona festa ai tanti operai che giustamente festeggiano la festa della FIOM.
Ai tempi nei quali mio padre faceva l'operaio, per me esisteva un solo sindacato la Federazione Impiegati Operai Metallurgici della CGIL e nel mio immaginario è ancora così.

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