Spero che il bravo Luchetti non si offenda ma lo stile di questa sua ultima fatica mi ha riportato al cinema duro e graffiante di Kean Loach grande regista inglese, ma solo per la durezza dei toni, per la concretezza della storia. Mi è piaciuto molto questo film.
Se è vero che le storie nere non sono solo e sempre gialli con assassini e poliziotti, ma soprattutto storie vere che fanno male perché descrivono la realtà, la trasfigurano, la sottolineano, inventando trame convincenti e lasciando un segno, allora La nostra vita è un noir per eccellenza.
Ti entra dentro attraverso l'interpretazione convincente del protagonista Elio Germano e degli ottimi attori che fanno da cornice da Roul Bova ad un inconsueto Zingaretti.
Perché mi ha colpito tanto?
La morte non sempre è una fine, non sempre sancisce la conclusione di un'esistenza e la rovina di una famiglia e anche nell'ambiente marginale e complicato di una periferia romana si possono scoprire solidarietà, complicità, affetti convincenti.
La storia, che si sviluppa in maniera angosciante e avvolgente costringendoti in un'atmosfera quasi soffocante si risolve, quasi inaspettatamente, in un grido di speranza.
La speranza è lecita? E' solo roba da film, da letteratura, da sogni irrealizzabili? Non importa, la storia regge, i personaggi sono perfetti e finalmente un bel film italiano alla faccia della crisi economica e della crisi culturale.
Complimenti Luchetti.
Se è vero che le storie nere non sono solo e sempre gialli con assassini e poliziotti, ma soprattutto storie vere che fanno male perché descrivono la realtà, la trasfigurano, la sottolineano, inventando trame convincenti e lasciando un segno, allora La nostra vita è un noir per eccellenza.
Ti entra dentro attraverso l'interpretazione convincente del protagonista Elio Germano e degli ottimi attori che fanno da cornice da Roul Bova ad un inconsueto Zingaretti.
Perché mi ha colpito tanto?
La morte non sempre è una fine, non sempre sancisce la conclusione di un'esistenza e la rovina di una famiglia e anche nell'ambiente marginale e complicato di una periferia romana si possono scoprire solidarietà, complicità, affetti convincenti.
La storia, che si sviluppa in maniera angosciante e avvolgente costringendoti in un'atmosfera quasi soffocante si risolve, quasi inaspettatamente, in un grido di speranza.
La speranza è lecita? E' solo roba da film, da letteratura, da sogni irrealizzabili? Non importa, la storia regge, i personaggi sono perfetti e finalmente un bel film italiano alla faccia della crisi economica e della crisi culturale.
Complimenti Luchetti.
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