Il nuovo romanzo di Massimo Fagnoni
Sono un pessimo fruitore di narrativa moderna. Gialli e neri in particolar modo.
Ebbene sì, lo confesso: dormirei coi romanzi di Nabòkov e John Fante sotto il cuscino.
Belva di città però è un buon libro.
Un giallo metropolitano ottimamente scritto, che trasuda un orrore genuino ma che non lascia spazio al compiacimento sadico che troppo spesso si trova in questo genere (e che non sopporto a prescindere). Mi sono trovato davanti un romanzo interessante a 360 gradi.
Storia originale, non convenzionale, credibile, ma soprattutto semplice, intendendo la parola "semplice" nella sua accezione migliore.
Perché lo scrittore non deve mostrare intelligenza, la sua intelligenza consiste nel farsi da parte.
Nell'organizzare una bella festa e poi sparire, lasciando spazio solo al divertimento. Il protagonista deve essere il lettore.
Ho detto "orrore genuino" perché mentre leggi Belva di città sai che non si tratta di "potrebbe accadere" ma di "accade tutti giorni".
E accade qui. anche in questo momento, accanto a te, o poco più in là.
Ma accade: il crimine, l'aberrante perversione umana. Basta aprire gli occhi. Le pagine del romanzo però (e qui sta la differenza che tanto ho apprezzato) ringhiano anche una voglia disperata di normalità.
Di tentare a tutti i costi di riportare l'ordine, tenuemente.
Da lettore affermo che mi ha preso il cuore. Senza ombra di dubbio.
Da “addetto ai lavori” sono rimasto incantato da alcune finezze che possono anche fare scuola.
Una tra tutte la presentazione "visiva" del maresciallo Greco (pag. 45). Incastonata a meraviglia negli occhi di una vittima. Capolavoro!
Cos'altro mi ha colpito?
La struttura della storia, l'incastro della trama, il riuscire a fare fluire con naturalità gli eventi.
Ma soprattutto il farti sentire lì, sul posto.
Immerso in una Bologna reale, vista con occhi esperti.
Un romanzo da non perdere, e Fagnoni non ha nulla da invidiare a colleghi più famosi.
Teniamolo d'occhio, perché il suo nome diventerà una consuetudine.
Recensione di Roberto Carboni per "Resto di Sasso" - Mensile di informazione sassese
Sono un pessimo fruitore di narrativa moderna. Gialli e neri in particolar modo.
Ebbene sì, lo confesso: dormirei coi romanzi di Nabòkov e John Fante sotto il cuscino.
Belva di città però è un buon libro.
Un giallo metropolitano ottimamente scritto, che trasuda un orrore genuino ma che non lascia spazio al compiacimento sadico che troppo spesso si trova in questo genere (e che non sopporto a prescindere). Mi sono trovato davanti un romanzo interessante a 360 gradi.
Storia originale, non convenzionale, credibile, ma soprattutto semplice, intendendo la parola "semplice" nella sua accezione migliore.
Perché lo scrittore non deve mostrare intelligenza, la sua intelligenza consiste nel farsi da parte.
Nell'organizzare una bella festa e poi sparire, lasciando spazio solo al divertimento. Il protagonista deve essere il lettore.
Ho detto "orrore genuino" perché mentre leggi Belva di città sai che non si tratta di "potrebbe accadere" ma di "accade tutti giorni".
E accade qui. anche in questo momento, accanto a te, o poco più in là.
Ma accade: il crimine, l'aberrante perversione umana. Basta aprire gli occhi. Le pagine del romanzo però (e qui sta la differenza che tanto ho apprezzato) ringhiano anche una voglia disperata di normalità.
Di tentare a tutti i costi di riportare l'ordine, tenuemente.
Da lettore affermo che mi ha preso il cuore. Senza ombra di dubbio.
Da “addetto ai lavori” sono rimasto incantato da alcune finezze che possono anche fare scuola.
Una tra tutte la presentazione "visiva" del maresciallo Greco (pag. 45). Incastonata a meraviglia negli occhi di una vittima. Capolavoro!
Cos'altro mi ha colpito?
La struttura della storia, l'incastro della trama, il riuscire a fare fluire con naturalità gli eventi.
Ma soprattutto il farti sentire lì, sul posto.
Immerso in una Bologna reale, vista con occhi esperti.
Un romanzo da non perdere, e Fagnoni non ha nulla da invidiare a colleghi più famosi.
Teniamolo d'occhio, perché il suo nome diventerà una consuetudine.
Recensione di Roberto Carboni per "Resto di Sasso" - Mensile di informazione sassese
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