E così è terminata anche Transplant, medical drama canadese diversa dalle molte serie ospedaliere viste negli ultimi anni.
Sono convinto che la scelta di dare un breve respiro a una serie di successo sia scelta di qualità e di onestà intellettuale.
Penso a Grey's Anatomy e mi rendo conto che alcune serie si reggono solo per forza d'inerzia, determinata dal livello di dipendenza del pubblico, ma nel tempo perdono mordente e significato.
Transplant invece è realistica, nella drammaticità, a volte esasperata, delle situazioni.
Le vite dei medici che si muovono in queste quattro stagioni sono costellate di drammi personali, malattie, insicurezze, dubbi e grandissima umanità.
Qui si parla di inclusione vera, della difficoltà di un giovane medico siriano che riesce, fra mille peripezie, a fuggire dalla guerra e portare con sé la sorellina e alla fine trovare un lavoro in ospedale.
Non ci sono finali idilliaci, o trionfalistici, non ci sono eroi e martiri, ma esseri umani che cercano un loro ruolo nel mondo.
Trovate tutte quattro le stagioni su Sky.
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